Pensieri

Milano e le due ruote: quando la soluzione diventa il problema

Milano e le due ruote: quando la soluzione diventa il problema

Sarò sincero: ogni volta che sento parlare di "emergenza traffico" mentre sono fermo al semaforo sulla mia moto, con una fila chilometrica di auto davanti (rigorosamente con una persona a bordo), mi viene da sorridere. O forse da piangere, non ho ancora deciso. Milano, la città dove vivo e lavoro, sembra avere un rapporto complicato con le due ruote, proprio ora che ne avrebbe più bisogno.

Il paradosso delle due ruote (alla milanese)

Pensateci un attimo: in un'epoca in cui Milano è al collasso per il traffico, tra Area B, Area C, e proprio ora che finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel della M4 (scusate il gioco di parole) con la rimozione dei cantieri che hanno paralizzato la città per anni, cosa facciamo? Proprio adesso che abbiamo l'opportunità di ripensare la viabilità, dove trovare parcheggio è più difficile che vincere al Superenalotto, e dove "mobilità sostenibile" è il mantra di ogni amministrazione, cosa facciamo? Mettiamo i bastoni tra le ruote (letteralmente) a chi si sposta in moto o scooter.

È come se in un ristorante pieno di gente che ordina bistecche, decidessimo di penalizzare chi chiede un'insalata. Non ha senso, vero?

Numeri che parlano da soli

Una moto occupa circa un quarto dello spazio di un'auto, consuma meno, e permette di attraversare la città in tempi ridotti. Non serve essere Einstein per capire che più persone in moto = meno traffico per tutti. Eppure...

La storia di Marco (che potrebbe essere qualsiasi milanese)

Il mio amico Marco usa il suo fedele scooter da anni per andare al lavoro, da Figino a Città Studi. Quindici chilometri al giorno, estate e inverno, attraversando una Milano sempre più congestionata. Con i mezzi pubblici dovrebbe prendere un autobus e due metro, impiegando quasi un'ora e mezza. In moto, 25 minuti, e un solo grattacapo: trovare parcheggio tra le migliaia di studenti del Politecnico. Il suo mezzo non è l'ultimo modello, ma fa il suo dovere: lo porta da A a B senza intasare la città. Ora gli dicono che il suo scooter è troppo vecchio per circolare. L'alternativa? Prendere la macchina (più inquinante) o comprare un mezzo nuovo (non proprio una spesa da caffè al bar).

L'elefante nella stanza (o meglio, in circonvallazione)

La verità è che a Milano stiamo cercando di curare un raffreddore tagliandoci un braccio. In una città che vuole essere europea e sostenibile, che si riempie di grattacieli e attira sempre più persone, che ospiterà le Olimpiadi invernali del 2026, stiamo paradossalmente limitando uno dei mezzi di trasporto più efficienti che abbiamo. Le moto e gli scooter sono parte della soluzione, non del problema. Sono il complemento perfetto al trasporto pubblico, specialmente per chi vive in zone mal servite o ha orari di lavoro particolari.

Una questione di libertà (e di logica)

Non si tratta solo di difendere il diritto di muoversi come si preferisce. Si tratta di capire che la mobilità urbana è un ecosistema complesso, dove ogni mezzo ha il suo ruolo. Le due ruote sono come i piccoli pesci che tengono pulito l'acquario: potresti anche decidere di toglierli, ma poi non lamentarti se l'acqua diventa torbida.

Verso il futuro (possibilmente non in retromarcia su Corso Buenos Aires)

Milano vuole essere una città all'avanguardia, e nessuno nega l'importanza di ridurre l'inquinamento. La nostra città ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, dal bike sharing alla Circle Line, dai nuovi grattacieli sostenibili alle piste ciclabili. Ma c'è un principio fondamentale che sembra sfuggire: i problemi del traffico e dell'inquinamento non si risolvono a colpi di divieti.

Prima di vietare, bisogna creare alternative valide. È il cittadino che, trovandosi davanti a opzioni realmente praticabili, sceglierà naturalmente la soluzione migliore. La storia ce lo insegna: quando esiste un'alternativa più comoda, veloce ed efficiente, le persone la scelgono spontaneamente. Se mi offri un trasporto pubblico efficiente, puntuale e capillare, non avrò bisogno di usare l'auto. Se progetti una rete ciclabile pensando prima alla sicurezza di chi pedala (e di chi guida), anziché limitarsi a disegnare strisce per terra, la bicicletta diventerà davvero un'alternativa per tutti.

Ma fino a quando queste alternative non ci saranno davvero, limitare la libertà di movimento dei cittadini non è la soluzione. Anzi, rischia solo di complicare la vita a chi già fatica a destreggiarsi tra impegni di lavoro e famiglia. Il cambiamento deve essere guidato dalle opportunità, non dalle restrizioni.

Ma se mi imponi divieti senza darmi alternative concrete, non stai risolvendo il problema: lo stai solo spostando. O peggio, stai costringendo le persone a fare scelte che peggiorano la situazione invece di migliorarla. Ma forse, e dico forse, prima di imporre nuovi divieti, potremmo concentrarci sul creare un sistema di trasporto integrato più efficiente e inclusivo? O è troppo logico per essere preso in considerazione?

Nel frattempo, la prossima volta che sarete su un autobus fermi in coda e vedrete una moto passare, invece di brontolare, ringraziatela: sta facendo la sua parte per rendere la città più vivibile. Per tutti. E forse, se le dessimo più spazio invece di limitarla, potrebbe fare ancora di più.

Non dimenticate che la prossima volta che vi lamentate del traffico, potreste essere voi stessi parte della soluzione, magari su due ruote.