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Quando il senso unico incontra il senso comune: avventure urbane su due ruote

Prima di tutto, una confessione: sono un ambasciatore dell’eclettismo in fatto di trasporti. Bici, scooter, moto, auto – ho cavalcato l’onda di tutti. La mia unica allergia? Non ai mezzi di trasporto, ma alle menti poco illuminate che li guidano.

Poco fa, tornando in ufficio in auto – su una strada così ordinaria che potrebbe vincere un premio per la normalità: a senso unico, parcheggi su entrambi i lati, nessun cartello di ZTL in vista – mi sono trovato di fronte a una scena degna di una commedia britannica. Una ciclista, imperturbabile nel suo viaggio contromano, mi assicura con un tono che avrebbe convinto anche Churchill: ‘È permesso, si può l’ho anche letto da qualche parte.’

Ho cercato di spiegarle che non era vero e che cercando sul web si trovano anche prove che la terra è piatta e delle scie chimiche, ma non c’è stato nulla da fare.

In quel momento, mi sono sentito un po’ come Zarathustra che incontra il Santo: due figure, ognuna saldamente ancorata nella propria realtà alternativa, che si separano con un saluto, mantenendo intatte le loro convinzioni.

Ora, pur avendo la certezza che la ciclista stesse sbagliando, non ho potuto fare a meno di ammirare il suo candore. Così, con la curiosità di un detective in pensione, ho iniziato a indagare. E, sorpresa delle sorprese, esiste davvero una legge per le ciclabili contromano in strade a bassa velocità, ma – ed è un grande ma – prima di tutto deve esistere una ciclabile, seguita da una serie di ‘se’ e ‘ma’ lunghi quanto un romanzo russo.

E così ho avuto la riprova che spesso i titoli degli articoli possono essere più ingannevoli di un venditore di auto usate e l’informazione più leggera di un soufflé al cioccolato

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