Quando la mia “affidabile” auto tedesca ha deciso di prendersi un’imprevista vacanza tecnologica, mi sono ritrovato inaspettatamente al volante di una Fiat 500e, il mio primo passo nel silenzioso mondo delle full electric. Confesso, l’assenza del cambio sostituito da dei tasti mi ha dato un attimo di vertigini, come un marinaio in terraferma che cerca il mare sotto i piedi.
Poi è arrivato il momento della ricarica. Un’avventura a parte, vi assicuro. Ovviamente sprovvisto della necessaria, nonché fantomatica, “card”, ma con tre app diverse (Enel X, A2A e Plenitude Becharge) sul telefono, mi sono lanciato nella giungla urbana alla ricerca di una colonnina libera. Parlo di un’odissea moderna, dove ogni stazione occupata da un’auto termica era come un miraggio svanito nel deserto di Milano.
E così, cari amici, ho conosciuto l’ansia da ricarica. Quella sensazione costante che ti spinge a collegare la tua auto alla prima presa disponibile, indipendentemente dal livello di carica. Un po’ come un esploratore che riempie la borraccia ad ogni fonte, perché non sa quando troverà la prossima.
Ma l’avventura non si è fermata qui. Con la mia auto ancora in riparazione, ho avuto l’opportunità di guidare una MG 4. La storica MG, un tempo simbolo di eleganza britannica, ora sotto la bandiera cinese. A differenza dei suoi capricciosi antenati, questo nuovo modello ha perso di fascino per guadagnare in affidabilità. E la guida? Una rivelazione! L’assenza di vibrazioni e la coppia costante erano come una dolce melodia per le mie abitudini di guida.
Ma ecco il vero test: viaggiare. Senza una Tesla da 800 km di autonomia, ogni viaggio diventa un esercizio di strategia. I tragitti sono calcolati non solo in chilometri ma anche in autonomia residua. Addio, trattoria fuori casello con cibi genuini magistralmente cucinati. Benvenuta, rustichella all’autogrill.
E poi il riscaldamento, amici miei! In una full electric, il riscaldamento sembra un lusso esotico. Mentre in un’auto termica l’aria viene riscaldata dal motore, in una full electric il compito è demandato a una sorta di stufetta. Quindi in inverno, viaggiare significa giacca pesante e occhio vigile sull’autonomia residua, accendendo il climatizzatore solo quando l’appannamento minaccia di trasformare l’auto in una sauna finlandese.
Eppure, nonostante queste avventure e rivelazioni, un pensiero persiste: forse l’auto elettrica rappresenterà il futuro, ma oggi non sembriamo ancora pronti per questo cambiamento radicale. Attualmente, l’auto elettrica rimane un lusso per pochi, un simbolo di uno status elitario piuttosto che una soluzione accessibile per tutti.
Non possiamo ignorare il fatto che, nonostante l’assenza di emissioni dirette, l’impatto ambientale delle auto elettriche è ancora legato alla nostra produzione energetica. In Europa, una quantità significativa di energia proviene ancora da combustibili fossili, incluso tantissimo carbone. Dunque, la transizione all’elettrico non è la panacea che sembra a prima vista.
Però, non si può negare l’importanza delle auto elettriche nella riduzione dell’inquinamento urbano. Pensiamo ai furgoni dei corrieri che solcano le vie di Milano: veicoli spesso trascurati, che emettono nubi di fumo tossico. Se fossero elettrici, non solo migliorerebbero la qualità dell’aria cittadina, ma sarebbero anche una benedizione per chi, come me, in moto si ritrova spesso vittima di una scalata di marcia particolarmente ‘aromatica’.
In conclusione, mentre guardo con interesse al futuro elettrico, conservo un affetto profondo per il passato meccanico. La strada verso un futuro sostenibile è ancora lunga e tortuosa, ma è un viaggio che vale la pena intraprendere. Per ora, però, mi godrò ancora le emozioni delle mie moto, i miei amati e meravigliosi “ferri vecchi” a carburatore.