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Oltre il problema: la lezione di vita da un’antica Osteria

Durante un recente giro in moto nell’Oltrepò Pavese, mi sono imbattuto in un’esperienza che ha unito il calore della tradizione culinaria con una lezione di vita inaspettata. Affrontando il freddo pungente su due ruote, ho cercato rifugio in una di quelle osterie che solo in questi luoghi puoi trovare: autentiche, accoglienti, dove il tempo sembra essersi fermato.

Con le mani ancora intirizzite e il corpo che anelava calore, sono stato accolto da un ambiente che sa di casa: tovaglie a quadri, un’atmosfera rilassata, e il profumo di una cucina semplice ma straordinaria. La vera magia è avvenuta quando mi è stata servita una pasta e fagioli, così calda e confortante che ha sciolto ogni brivido e mi ha riconciliato con il mondo. In quel momento, più che mai, ho sentito il potere ristoratore del cibo, capace di ridare vita ai sensi e mobilità agli arti surgelati.

Ma la vera sorpresa è stata la scoperta di un piccolo quadro appeso in un angolo dell’osteria. Ricamato con cura su un tessuto che sembrava raccontare storie di generazioni, c’era un messaggio che mi ha colpito: “O porti almeno una soluzione o anche tu sei parte del problema”. Inizialmente, ho sorriso al pensiero di quanti, davanti a un buon piatto e un bicchiere di vino, si perdono in lamentele senza proporre mai nulla di costruttivo. Ma poi, riflettendo meglio, ho capito quanto fosse profonda quella frase.

Questa semplice affermazione risuona profondamente nella mia vita quotidiana. È una situazione comune: qualcuno arriva con un problema, depositandolo ai miei piedi come se fosse una patata bollente da cui liberarsi. Ma quello che manca spesso è lo sforzo di proporre una soluzione, o almeno il tentativo di trovarne una.

Nel lavoro di squadra, l’approccio di portare solo problemi senza alcuna soluzione o peggio, senza aver fatto lo sforzo di cercarne una, è come navigare senza bussola. Capisco che non sempre è facile trovare risposte, ma il solo atto di tentare è già un passo nella giusta direzione. È un segnale di impegno, di partecipazione attiva, di voler essere parte della soluzione e non solo dell’enunciato del problema.

Questa filosofia si estende oltre il contesto lavorativo. Nella vita di tutti i giorni, siamo costantemente di fronte a sfide e difficoltà. Lamentarsi o semplicemente evidenziare un problema è la via più facile. Ma ciò che veramente conta è l’azione, il prendere l’iniziativa per proporre una soluzione, percorrere un sentiero anche se non è il più battuto.

Questo principio si riflette anche nelle mie passioni. Nel mondo delle moto classiche, ad esempio, ogni problema meccanico è un invito a cercare soluzioni creative. Nella cucina, un piatto non riuscito diventa un’opportunità per sperimentare e migliorare.

Cari amici, vi lascio con questa riflessione. Nelle vostre giornate, vi trovate più spesso a evidenziare i problemi o a cercare le soluzioni? Anche se non trovate la risposta giusta, l’importante è dimostrare di averci provato. E se proprio non si trova una soluzione, esprimere il perché, mostrare di averci ragionato sopra, è già un passo verso la crescita personale e professionale.

Riflettendo su questa lezione appresa in un’osteria, mi preparo per un altro viaggio su due ruote, alla ricerca di nuove sfide e, naturalmente, di nuove soluzioni.

Alla prossima!

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