“Only Murders in the Building”: una commedia murder-mystery con un trio disparato che conquista

Ah, “Friends”. Chi tra noi, non più ragazzino o con un’affinità per le sitcom del passato che sembrano durare più a lungo di certe carriere, non si è crogiolato nella luce calda e accogliente di quella caffetteria di New York, ridendo alle battute già sentite un milione di volte? Era il comfort food della televisione, senza i chili di troppo. E proprio quando pensavo che niente potesse riempire quel vuoto lasciato da Chandler, Joey, Rachel e il resto della banda, è arrivato “Only Murders in the Building”.
Ora, immaginate tre individui – uno più eccentrico dell’altro, e visto che siamo a New York non è cosa da poco – che si aggirano con microfoni, cercando di risolvere un omicidio mentre, incidentalmente, diventano amici. Ecco, avete appena visualizzato “Only Murders in the Building”, una serie che è un po’ come se Sherlock Holmes indossasse pantaloni da yoga e si fermasse per un caffè ogni mezz’ora.
Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez sono probabilmente l’ultima combinazione di persone che ti aspetteresti di vedere insieme, a meno che non fossero in fila per un bagno in un evento di beneficenza molto variegato. Eppure, qui stanno, interpretando tre appassionati di podcast di true crime che si trovano a fare i detective. Sì, in un mondo dove tutti con uno smartphone pensano di essere giornalisti, questi tre sono convinti di essere nati per la criminologia. Il risultato? Sorprendentemente affascinante.
La serie, con la sua narrazione astuta e i suoi dialoghi taglienti come un coltello appena affilato, è un omaggio ai misteri classici, ma con un twist moderno. Ogni episodio ti lascia con la sensazione di aver risolto un grande mistero, solo per scoprire che stai ancora lavorando sul cruciverba dei principianti. E la rappresentazione di New York? Beh, la città è un personaggio a sé stante, con tutti i luoghi comuni affettuosamente rappresentati, dai vicini rompiscatole agli affitti che ti fanno desiderare di aver scelto una carriera in banca.
Ma ciò che veramente eleva “Only Murders in the Building” al di sopra della solita faretra di show televisivi è la sua umanità. Nonostante le loro bizzarre avventure e la tendenza a finire in situazioni che farebbero arrossire un gatto da strada, i personaggi mostrano una vulnerabilità e una profondità che ti colpiscono al cuore, quasi quanto la rivelazione del colpevole.
Quindi, se siete alla ricerca di qualcosa che vi farà ridere, pensare e forse anche versare una lacrima di commozione, “Only Murders in the Building” potrebbe essere proprio il quello che fa per voi. È come “Friends”, ma con più crimini, meno divani e un’ossessione per i podcast che molti di noi non ammetteranno di avere fino a quando non sarà socialmente accettabile. E davvero, in un’epoca in cui ci vengono offerte più opzioni televisive di quante ce ne siano per i cereali, cosa si può chiedere di più?
